La tecnologia offre un valido supporto con i più moderni sistemi di trattamento dell’acqua, soluzioni efficaci per contrastare questa problematica.
Microplastiche: l’invisibile nemico per l’ambiente che troviamo anche nell’acqua di casa
In Italia, gennaio 2023 segna il termine ultimo per il recepimento dellaDirettiva (UE) 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Il nuovo decreto legge fa riferimento anche al tema delle microplastiche: particelle dannose per l’ambiente e per l’ecosistema.
Le microplastiche, polimeri sintetici e semisintetici di grandezza compresa tra 1 μm e 5 mm, sono contaminanti ormai ampiamente diffusi in tutti gli ambienti, in particolare in quelli acquatici. La crescente produzione, il relativo basso costo e la resistenza alla degradazione hanno determinato il costante accumulo di residui di plastica sul pianeta, attualmente uno tra i più gravi problemi ambientali.
Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports, la semplice apertura di imballaggi in plastica può contribuire ad aumentare la quantità di microplastica dispersa nell’ambiente. E anche l’ambito domestico non è da sottovalutare: basti pensare che una famiglia media di 4 persone che beve quotidianamente acqua in bottiglia produce in un anno ben 72 kg di plastica. Una quantità che, per essere prodotta, richiede l’utilizzo di 137 kg di petrolio e comporta l’emissione di 242,1 kg di CO2. Sono questi i dati dell’Impact Simulator di Culligan, nome di primo piano nel settore di trattamento dell’acqua, un semplicissimo tool a disposizione dei cittadini che permette di misurare la responsabilità ecologica sulla base del consumo annuo di acqua in bottiglia.
Non tutte le microplastiche sono uguali: una distinzione importante fatta dall’Istituto Superiore di Sanità è quella tra primarie e secondarie. Le prime sono prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, ad esempio, nei cosmetici (trucchi, detergenti, dentifrici), nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti, per le loro proprietà esfolianti e leviganti o per il mantenimento dello spessore, dell’aspetto e della stabilità del prodotto.
Ma più impattanti e difficili da controllare sono le cosiddette microplastiche secondarie (pari al 68-81% delle microplastiche distribuite negli oceani) che sono invece originate dall’usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, come bottiglie, buste di plastica, tessuti sintetici o copertoni delle ruote.
La plastica, specialmente quando non smaltita correttamente, viene infatti sottoposta a processi di degradazione molto lenti a opera della luce, a processi termo-ossidativi o di biodegradazione che indeboliscono l’integrità del materiale di origine, portando così alla frammentazione in pezzi inferiori ai 5 mm.
Non è casuale che le microplastiche secondarie costituiscono la quota maggiore delle microplastiche disperse nell’ambiente, con un impatto nocivo sulla salute degli ecosistemi naturali. Mentre – evidenzia l’ISS – i dati e le informazioni ad oggi disponibili non sono sufficienti a fornire un quadro definito sulla tossicità delle microplastiche per l’uomo.
Eppure, qualche motivo di preoccupazione c’è, dal momento che – oltre ai mari – la contaminazione ambientale delle microplastiche riguarda anche le acque dolci, i sedimenti, il terreno e l’aria. Non a caso, la Direttiva UE 2020/2184 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano stabilisce “la necessità di sviluppare strategie di monitoraggio e prevenzione incentrate sull’analisi di rischio sito-specifica, al fine di garantire la salubrità delle risorse idriche e, simultaneamente, prevenire e controllare un potenziale stato di inquinamento originato da parametri relativi a contaminanti emergenti, come le microplastiche, non attualmente regolamentati”. Inoltre, la Direttiva introduce “una metodologia per identificare e gestire i rischi di qualità nell’intera catena di approvvigionamento idrico” e “stabilisce un elenco di controllo di sostanze emergenti come le microplastiche o gli interferenti endocrini” tra cui il Bisfenolo A. Gli Stati membri avevano il dovere di recepire tale Direttiva nel diritto nazionale e conformarsi alle sue disposizioni entro gennaio 2023, come ha fatto l’Italia. Siamo, quindi, ormai entrati nel pieno della fase esecutiva di questa normativa.
In attesa che gli effetti della legislazione si facciano sentire, cosa possiamo fare?
È possibile agire su due leve: la prima è quella di utilizzare quanto meno possibile i prodotti in plastica, così da evitare la formazione di microplastiche, oltre che ovviamente contribuire ad abbassare il livello di impatto ambientale. Ciascuno operando a partire dal suo piccolo adottando quanto più possibile uno stile plastic-free.
La seconda, invece, è quella di utilizzare acque che siano salubri e sicure, specialmente quando si tratta di acqua destinata a uso potabile. Per esempio, scegliere di bere acqua del rubinetto sostituendola a quella in bottiglia, è una delle azioni più semplici ed efficaci che ognuno di noi può fare soprattutto se si considera che l’Italia è il secondo paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia.
Una scelta oggi agevolata anche dai moderni sistemi di filtrazione al punto d’uso con cui è possibile migliorare ulteriormente l’acqua dell’acquedotto, a favore dell’ambiente e, perché no, anche dell’economia familiare. Secondo le stime dell’UE, l’applicazione della nuova normativa potrebbe portare alla riduzione del 17% dell’uso di acqua in bottiglia di plastica, con un risparmio stimato in 600 milioni di euro/anno per le famiglie europee oltre a enormi benefici per l’ambiente.
Grazie all’impiego di soluzioni di filtrazione è, infatti, possibile migliorare le caratteristiche organolettiche dell’acqua e, insieme, rimuovere efficacemente la stragrande maggioranza delle sostanze indesiderabili e dei microinquinanti presenti, comprese le microplastiche. Soluzioni di questo tipo, disponibili per uso domestico ma anche per le aziende e l’ambito ristorazione, sono proposte da Culligan, realtà specializzata nel trattamento delle acque a 360°, ad esempio con Aqua-Cleer SLIM: un depuratore d’acqua a osmosi inversa dal design compatto, studiato appositamente per essere collocato in tutte le cucine, che consente di avere acqua leggera e priva di elementi indesiderati direttamente dal rubinetto di casa.
Caratteristiche e proprietà similari sono garantite anche dagli erogatori della linea Selfizz, che oltre alla sicurezza e alla salubrità dell’acqua, permettono di avere a disposizione anche acqua a temperatura regolabile, e frizzante.