Il fenomeno noto come “fuga di cervelli” sfocia in molteplici conseguenze, alcune delle quali, non sono mai state oggetto di riflessione poiché ritenute meno rilevanti e influenti in relazione allo sviluppo e progresso del nostro Paese. Una di queste, riguarda le nuove e future generazioni e la difficoltà, causa lontananza, d’instaurare un solido e profondo legame con i rispettivi nonni. Nonostante l’apparente coinvolgimento di carattere esclusivamente affettivo, la questione dei “futuri nonni fantasma” si ripercuote anche a livello sociale.
Futuri nonni fantasma
Il fenomeno noto come “fuga di cervelli” sfocia in molteplici conseguenze, alcune delle quali, non sono mai state oggetto di riflessione poiché ritenute meno rilevanti e influenti in relazione allo sviluppo e progresso del nostro Paese. Una di queste, riguarda le nuove e future generazioni e la difficoltà, causa lontananza, d’instaurare un solido e profondo legame con i rispettivi nonni. Nonostante l’apparente coinvolgimento di carattere esclusivamente affettivo, la questione dei “futuri nonni fantasma” si ripercuote anche a livello sociale.
Il patrimonio identitario di un Paese, la cui veicolazione passa come canale privilegiato attraverso le figure dei nonni, rischia di dissolversi poiché difficile da tramandare.
Stazione “Bel Paese”
I dati statistici relativi al numero di giovani che si trasferiscono abbandonando il proprio Paese o città d’origine, aumentano senza battuta d’arresto di anno in anno. Il Bel Paese è ormai stazione di partenza di giovani donne e uomini che lasciano la terra natìa in cerca di realizzazione, portando con sé una valigia carica di ambizione, determinazione ma soprattutto di speranza.
il fenomeno registra flussi migratori sia verso l’estero, sia verso le aree più sviluppate del Paese, interessando quasi esclusivamente le regioni meridionali. Le città più industrializzate del centro e del nord Italia, quali Bologna, Milano e Torino, sono ormai le “succursali” dell’Italia terrona.
Volendo adottare un approccio semplicistico nell’analizzare il fenomeno è di facile intuizione la ragione che spinge i giovani a partire: la possibilità di poter realizzare i propri sogni e di realizzarsi professionalmente attraverso una formazione adeguata e completa. Questa infatti, risulta essere elemento imprescindibile per farsi spazio in un mondo del lavoro dalle grandi pretese e aspettative, sempre più competitivo e selettivo, in cui non c’è posto per tutti ma vige la legge del più forte.
Per queste ragioni si emigra verso destinazioni che offrono un vasto panorama di opportunità, sia in ambito formativo che lavorativo, dove ingenti somme di denaro vengono destinate a istruzione e ricerca e i curriculum non sono carta straccia. In questi Paesi, o città, il tasso di disoccupazione non è un dato che genera risonanza mediatica perché significativamente basso. A tutti viene data la possibilità di avere un ruolo all’interno della società, nel rispetto di uno dei diritti fondamentali della Costituzione italiana.
Ospiti a casa propria
Il fine ultimo poi, si sostanzia nella realizzazione non solo professionale ma individuale che, nella maggior parte dei casi comprende anche la creazione di un nucleo familiare.
Sicuramente, il sogno di metter su famiglia non giace nel cassetto del comodino di ognuno di noi, e in alcuni casi in fondo ad esso, perché anteposto da altro.
Ma, che venga prima o dopo altri obiettivi o sogni, quando e se accadrà, sarà probabilmente lontano dalla nostra terra, dove con impegno e spirito d’adattamento, abbiamo creato la nostra dimensione di vita. È in quel Paese o in quella città -che forse chiameremo casa ma dove ci sentiremo sempre ospiti- che abbiamo intrapreso nuove conoscenze, instaurato nuove amicizie e probabilmente incontrato anche la madre o il padre dei nostri figli. Ed è lì, salvo poche eccezioni, che loro nasceranno e cresceranno.
Premesso ciò, sorge spontaneo soffermarsi a riflettere su come le scelte del presente si ripercuotano sulla nostra vita futura. Ripercussioni che non si rifletteranno esclusivamente sulla nostra vita, ma anche su quella di coloro la cui esistenza è direttamente dipendente da noi.
Cittadini del mondo
I nostri figli e la loro individualità, sono il frutto della sommatoria delle scelte che intraprendiamo. Tra queste vi è anche quella inerente il luogo in cui nasceranno e cresceranno che, obbligata o meno, condizionerà inevitabilmente la loro vita. Nella maggior parte dei casi, ormai, questo non coincide con il luogo di nascita dei genitori.
I figli dell’era moderna sono cittadini del mondo.
Così, questa lontananza ostacola la costruzione del rapporto che intercorre tra nonni e nipoti.
L’assenza di queste figure poi, non ha conseguenze esclusivamente sulla vita di entrambi i soggetti chiamati in causa ma sfocia in conseguenze di varia natura.
La difficoltà di potere alimentare un legame di indiscutibile importanza si traduce, anche, nella perdita del patrimonio di conoscenza da tramandare e delle proprie origini che costituiscono una ricchezza identitaria per l’individuo e il Paese.
Le tradizioni, vale a dire l’insieme di usi e costumi, sono il risultato dell’esperienza delle generazioni che si sono succedute nel corso delle varie epoche e che, cristallizzate nella memoria collettiva, sono state tramandate affinché potessero avere un seguito ed essere “abbracciate” e custodite anche dalle generazioni future.
L’identità di un Paese non è altro che la sua storia. È l’eredità, il diamante grezzo che lasciamo ai nostri figli con la speranza che sappiano trasformarlo nella più preziosa delle pietre.
Da nonni fantasma a nonni a distanza
Il vissuto con i nonni poi consente la crescita e la conservazione di una memoria legata ad un rapporto inscindibile tra individui della medesima origine.
Tuttavia il fenomeno ampiamente dibattuto ha dei risvolti interessanti che hanno prodotto dei cambiamenti con sorprendente naturalezza. A fronte dello spirito che caratterizza l’era moderna in cui i giovani di ampie vedute si definiscono essi stessi cittadini del mondo, i nonni si cimentano nel tentativo di sintonizzarsi sulla loro stessa frequenza.
Se fino a questo momento potevamo definire queste figure come “nonni fantasma” a causa della distanza, nella realtà odierna si possono definire semplicemente come “nonni a distanza”.
La latenza di queste figure, causata dalla distanza geografica, costituisce un ostacolo per l’insieme di esperienze sensoriali che divengono simultaneamente conoscenza e memoria dell’individuo.
Anche se gli uomini e le donne del domani non avranno “registrato” il profumo del ragù di nonna del pranzo della domenica e non sapranno quali sono i vecchi rimedi di nonno per curarsi con le erbe della campagna, potranno comunque instaurare su altre basi un rapporto con essi.
La distanza viene arginata grazie all’adozione ed uso di tecnologie, la cui invenzione nella loro epoca, non era stata ipotizzata nemmeno nel più fantascientifico dei film.
La disarmante capacità con la quale i nonni “maneggiano” questi strumenti tecnologici, adeguandosi alle modalità e ai ritmi di comunicazione dei nipoti, testimonia la volontà di tramandare uno dei concetti vecchi quanto l’uomo stesso: semplicemente quello di famiglia.