Nell’ambito del World Anthropology Day 2025, un dialogo fra arte e antropologia. Al centro del dibattito: la marginalità, la città frammentata e la Torino del futuro, tra memoria industriale e nuove possibilità di rigenerazione

Sabato pomeriggio, negli spazi dell’atelier Laboratorio Ventre a Torino, si è svolto l’incontro “Frammenti di Città. Nobilitare il marginale fra arte e antropologia”, una conversazione fra l’antropologo Dario Basile, che si è a lungo occupato di marginalità urbane e “città frammentata”, l’artista Fabio Zanino, che crea sculture astratte – le “Decostruzioni” – a partire da materiali marginali, e con la curatela di Fabio Gusella, progettista culturale.
Il talk è stato ideato nell’ambito del World Anthropology Day 2025 organizzato da Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con Università di Torino, Statale di Milano e IULM. Un’iniziativa che per tre giorni (20-22 febbraio) ha trasformato Torino e Milano in un grande laboratorio aperto a docenti, artisti, professionisti e cittadini, per riflettere insieme sul tema “Futuri. Emergenti Negati Alternativi” ed esplorare il domani attraverso lo sguardo dell’antropologia.

Al centro del talk “Frammenti di Città”, la marginalità: un concetto complesso filtrato attraverso le lenti dell’arte e dell’antropologia, in un clima di contaminazione interdisciplinare in linea con lo spirito dell’AnthroDay. Fra i temi affrontati: le periferie, la “città frammentata”, le sfide quotidiane che affrontano i nostri centri urbani e le persone che li abitano. Un dibattito aperto anche al pubblico, con frequenti riferimenti all’attualità, alla Torino di ieri e di oggi, alla città che cambia fra passato industriale e ricerca di una nuova identità. Un incontro tenuto in uno dei luoghi simbolo della Torino post industriale, Barriera di Milano, quartiere che vede la presenza attiva del Barriera Design District, a cui Laboratorio Ventre aderisce. Basile e Zanino hanno poi riflettuto sulla necessità di ricomporre questi “frammenti di città”, investendo su una progettualità di ampio respiro e su un approccio concreto alla fantasia. Solo dando spazio alla possibilità, infatti, si possono aprire scenari inediti, creando le condizioni ideali per la città del futuro.
Dopo l’incontro, Fabio Zanino ha tenuto un workshop interattivo con il pubblico, presentando le opere esposte e raccontando il processo artistico di decostruzione con cui converte e dà nuovi significati ai materiali di scarto. Una metafora di come il marginale, il frammento di città, possa generare bellezza e diventare un’opera d’arte.

Dario Basile: «Il tema della città frammentata, di pezzi di città non pienamente integrati nel tessuto cittadino è più che mai centrale per il futuro di Torino. Occorre ricucire la città, ma non per ricostruire ciò che non esiste più, ma per inventare nuove forme, nuovi colori e nuovi futuri. Le decostruzioni e ricomposizioni di Fabio Zanino mi sembrano da questo punto di vista una bella metafora di ciò che si potrebbe fare».
Fabio Zanino: «Tutto il mio processo artistico di decostruzione è basato sulla città, sui suoi aspetti marginali e sui materiali scartati, che diventano pixel di realtà e si ricompongono in nuove alchimie. La mia indagine artistica mi ha portato a conoscere Dario Basile e a incontrare nell’antropologia esiti analoghi pur partendo da punti di vista diversi. Arte e antropologia possono dialogare trovando stimolanti punti di contatto, com’è emerso durante questo incontro, nell’ambito del World Anthropology Day 2025».


