Nel suo trentesimo anno di vita, Nomos Centro Studi Parlamentari, azienda attenta anche a creare un ambiente accogliente e inclusivo, ottiene la certificazione sulla parità di genere
Nessuna forma di discriminazione diretta o indiretta, multipla e interconnessa in relazione al genere, all’età, all’orientamento e all’identità sessuale, alla disabilità, allo stato di salute, all’origine etnica, alla nazionalità, alle opinioni politiche, alla categoria sociale di appartenenza e alla fede religiosa.
È l’impegno che Nomos assume con la certificazione sulla parità di genere (UNI/PdR 125), ottenuta a inizio 2023, anno del suo trentesimo anniversario. La società, leader nel campo della lobbying e delle relazioni istituzionali, si impegna formalmente con la certificazione a promuovere tutte le condizioni che consentono di rimuovere gli ostacoli culturali, organizzativi e materiali che limitano l’espressione piena delle persone e la loro completa valorizzazione all’interno dell’organizzazione.
“Ci siamo sempre impegnati per creare un ambiente accogliente e inclusivo, dove tutti si sentano parte importante del gruppo e dove lavorare insieme è un piacere” ha dichiarato la Presidente di Nomos, Licia Soncini, “per Nomos raggiungere il punteggio necessario ad ottenere la certificazione è stato il risultato naturale di trent’anni d’impegno nell’eliminazione del gender gap; consideriamo questa certificazione non un punto di arrivo ma un ulteriore stimolo a continuare nel nostro percorso di inclusione e di valorizzazione delle diversità”.
Tra le prime società di relazioni istituzionali ad ottenere la certificazione UNI/PdR 125, Nomos Centro Studi Parlamentari conta al momento 25 dipendenti, dodici dei quali sono donne. Molti ruoli apicali della società sono ricoperti da donne: oltre alla Presidente Licia Soncini, la direzione del team legislativo è affidata a Camilla Castagnoli, a Marta dalla Costa è affidata la direzione del team dedicato alla sanità, Nadia Rollè gestisce il team dedicato alle TLC.
Nomos ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere grazie ad un percorso avviato diversi anni fa, che si è focalizzato sull’assicurare la massima trasparenza e responsabilità in tutte le proprie attività. Il percorso è stato inaugurato attraverso l’adozione della certificazione UNI EN ISO 9001:2015, relativa alla qualità del sistema di gestione aziendale, con l’implementazione del Modello Organizzativo 231 e con la definizione dei suoi valori fondanti nella Carta dei valori che guida l’operato di tutte le persone di Nomos
Oggi in Italia la certificazione di genere è volontaria: le aziende possono richiederla agli organismi accreditati per attestare la conformità dell’organizzazione ai principi di parità tra i generi su retribuzione e condizioni di carriera e ottenere preziosi vantaggi, quali l’esonero contributivo previdenziale dell’1% sul totale dei contributi previdenziali dovuti nel limite massimo di 50mila euro all’anno e premialità nella partecipazione alle gare bandite dalla Pubblica Amministrazione.
“Purtroppo dalla bozza del nuovo provvedimento proposta dal Governo sulla revisione del Codice degli Appalti, su cui il Parlamento ha appena espresso il suo parere, è sparita la certificazione della parità di genere come criterio premiale nella valutazione delle gare pubbliche” conclude Licia Soncini, “un deciso passo indietro rispetto alla strada maestra tracciata dal PNRR, soprattutto se pensiamo che sull’uguaglianza di genere l’Italia è indietro di diversi punti, rispetto alla media europea (secondo l’indice elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere nella UE); speriamo che il Governo guidato dalla premier Giorgia Meloni abbia la sensibilità di reinserire tale criterio premiale nel nuovo Codice degli appalti”.