All’evento Pink Motor Day manager del mondo auto, imprenditrici e studentesse si sono confrontate sul ruolo della donna nell’industria automotive.
Il mercato automotive oggi parla sempre più al femminile, grazie a un numero crescente di manager donna che apporta un valore aggiunto alle aziende per cui opera. Resta ancora un gap da colmare soprattutto per le posizioni di vertice nel mondo automotive, ancora per lo più appannaggio di uomini.
Sul fronte degli acquisti di auto sempre più donne oggi comprano vetture nuove, oltre 4 acquisti su 10.
Sono questi i principali spunti e dati emersi nel corso del Pink Motor Day, l’evento promosso a Milano dalla rivista Fleet Magazine, con il patrocinio dell’Osservatorio Top Thousand, UNRAE e ANIASA.
Ad aprire i lavori il messaggio dell’Assessora alla Mobilità del Comune di Milano Arianna Censi che ha sottolineato come “le donne abbiano oggi un rapporto con la mobilità e un’idea del muoversi all’interno della città molto legata alla qualità del loro vivere e all’esperienza del viaggio, più che alla sua strumentalità. Oggi la mobilità è diventato un modo di intendere l’area urbana e sono convinta che il punto di vista delle donne, anche all’interno delle aziende, potrà contribuire a ridisegnare i trasporti cittadini in una modalità sempre più sostenibile e condivisa”.
L’evento è stato occasione anche per la presentazione dell’analisi “Le Donne e l’auto”, illustrata da Cristiana Petrucci – Responsabile Centro Studi e Statistiche di UNRAE. Lo studio evidenzia come sempre più donne oggi acquistino auto nuove: con un trend di progressivo incremento, nel 2021 la componente femminile di acquirenti privati di autovetture è arrivata a raggiungere il 43% di quota di mercato; era il 41% nel 2019 e 37% nel 2005. Valore che potrebbe essere anche più alto se guardassimo al reale utilizzatore del veicolo, indipendentemente dall’intestatario.
Seppur a doppia cifra il calo dei volumi del nuovo per le donne (-12%) nel 2021 è stato più contenuto di quello evidenziato dagli uomini (-19%). Nell’acquisto di autovetture usate, invece, gli acquisti in rosa mantengono una quota stabile di poco superiore al 38%.
Come nel mercato nel suo complesso, le motorizzazioni tradizionali stanno subendo un forte decremento anche nelle scelte delle donne, sebbene “la benzina” mantenga ancora la leadership. Sta crescendo repentinamente la rappresentatività delle ibride, che nel 2021 sono arrivate al 32,6% delle preferenze femminili (+3 punti percentuali rispetto agli uomini), grazie agli incentivi e alla indipendenza dalle infrastrutture di ricarica. In aumento anche la quota delle plug-in, all’1,6% (la metà circa delle scelte maschili) e delle elettriche pure, al 3,6% di quota sul totale, allineate alla quota detenuta dagli uomini.
Oltre ai dati presentati, il Pink Motor Day ha acceso i riflettori sul mondo dell’auto considerato dal punto di vista femminile. Ben 4 i talk che hanno visto protagoniste: studentesse laureate in Mobility Engineering presso il Politecnico di Milano con cui si è approfondita la presenza femminile nelle facoltà STEM; fleet manager di importanti parchi auto, al centro di progetti di sostenibilità; manager del settore automotive e imprenditrici. Donne con età, esperienze e ruoli differenti nell’industria automotive, accomunate dalla stessa tenacia e determinazione.
Diversi, poi, gli spunti emersi dal dibattito. Su tutti, la necessità per le aziende automotive e del settore della mobilità di puntare sulla gender equality, non solo per una questione etica ma per migliorare la propria competitività: alla luce della crescente platea di donne che oggi procedono all’acquisto di un’auto, avere una donna nel top management, che sappia intercettare le esigenze e le preferenze di questo importate segmento di mercato, può risultare un fattore determinante.
Altro tema centrale nel confronto è stata la necessità di essere concreti quando si parla di equità di genere e valorizzazione femminile, contro ogni forma di “pink washing“. Molte le iniziative messe in campo dalle aziende presenti al Pink Motor Day: dall’integrazione economica aggiuntiva rispetto a quanto riconosciuto dall’INPS (pari al 50% della retribuzione) durante il congedo di maternità, alla verifica che in fase di selezione del personale vi sia un numero di candidati bilanciato in termini di genere; dalla flessibilità oraria di ingresso per consentire un maggiore equilibrio tra vita professionale e privata, al conseguimento della certificazione ISO 30415, uno standard internazionale che certifica le imprese concretamente impegnate in tema di parità di genere.
Spazio poi a Irene Facheris, esperta in gender studies e influencer che ha rilevato come “Le aziende guidate da una CEO tendono ad assumere più donne e anche a pagarle di più e, quando la forza lavoro è composta almeno per il 20% da donne, si registra anche un aumento della produttività. Questo, dicono gli studi, accade perché le CEO sono meno condizionate da pregiudizi di genere in fase di colloquio e prestano maggiore attenzione alle competenze delle persone. In generale, un’azienda con un team diversificato ha più possibilità di crescita”.