La città di Corato, in provincia di Bari, racchiude in sé secoli di storia e tradizioni che ancora oggi sono la rappresentazione di una città che, seppur moderna, attribuisce una forte valenza a quelle che sono le sue origini.
Corato: la città a cuore
La storia
Una piccola città della provincia di Bari, in Puglia, le cui origini risalgono al Medioevo e più precisamente ai tempi della dominazione normanna (XI secolo). Fu Corradino di Svevia ad attribuire l’appellativo di “COR SINE LABE DOLI”, “cuore senza macchia di tradimento”, la frase simbolo della città posta al di sotto dello stemma cittadino. Osservando inoltre la pianta del centro storico è possibile intravedere la forma primitiva di un Cuore, un po’ rozzo e quadrangolare. Per cui è chiaro che Pietro il Normanno, nel dare il nome alla città, si ispirò proprio alla forma di quest’ultima.
La cultura enogastronomica
Questo piccolo comune si contraddistingue per l’eccelsa qualità dei suoi prodotti enogastronomici locali che da tempo vengono riconosciuti e apprezzati a livello nazionale e internazionale, garantendo a tutto il territorio pugliese una forte visibilità.
L’altissima qualità dell’Oliva “Cultivar” Coratina ha fatto sì che la città venisse riconosciuta come la “città dell’olio extravergine d’oliva”. L’olio, dal tradizionale colore giallo con vividi riflessi smeraldini accompagnato da un leggero retrogusto amaro e piccante, è la massima espressione della qualità delle terre pugliesi.
Una corposa estensione dell’agro coratino è adibita alla coltura della vite. Fra i vitigni più antichi della zona vi è il Bombino Nero, un prodotto unico particolarmente adatto alla produzione di rosati. Il Nettare rosato di Puglia garantisce una giusta acidità e una nota persistente di vaniglia, un vino elegante e fine che porta nel calice l’identità stessa del territorio. Al Bombino Nero si affianca un altro DOCG, il Castel del Monte Nero di Troia Riserva. Il vino dal colore rosso rubino intenso dall’aroma fruttato di prugna, more, liquirizia e note balsamiche, racchiude in sé gli antichi valori di un mondo contadino in cui la transumanza degli armenti scandiva il rincorrersi delle stagioni.
Corato è luogo di produzione di ottimi grani duri, l’ingrediente cardine utilizzato nel processo di pastificazione. Il biondo grano raccolto dalle terre coratine è da sempre adoperato da attività artigianali di pastifici e di aziende locali. In particolare, consente alle famiglie del paese di proseguire la lunga tradizione culinaria della pasta fatta in casa. La pasta costituisce quindi un importante elemento dell’alimentazione locale.
Il pane è un altro simbolo della tradizione della città. Fatto di semplici ingredienti (acqua, farina, sale, lievito), il pane è da sempre presente sulle tavole dei coratini. Spesso viene accompagnato da ingredienti “poveri” e genuini quali: pomodoro, olive e ricotta. Oltre al pane, la tradizione gastronomica locale permette di assaporare un’ampia varietà dei prodotti derivati dalle farine, quali ad esempio focacce e calzoni, biscotti, taralli e altri prodotti da forno.
Le tradizioni
Corato è un comune ricco di tradizioni secolari che ancora oggi vengono fortemente seguite e celebrate da tutta la città.
Il Carnevale Coratino è una manifestazione storica che accompagna il paese dal lontano 1800. Degne di nota sono le tre maschere tipiche: Panzoni, Vecchierelle e Sceriffi. Quella del Panzone (“U’ Panzone”) risale alla fine dell’Ottocento. La maschera è allegoria di una ricchezza fortemente ostentata, e di una falsa generosità che i coratini del tempo scelsero come rappresentazione del sovvertimento sociale. La Vecchierella (“La Vecchiaredd”) che rappresenterebbe la forza della vecchia generazione, che porta sulle spalle quella nuova ancora debole e indifesa. Lo Sceriffo (“U Scerìff”), riportato in auge dall’associazione Cicres, nasce intorno agli anni ’50-’60 quale segno del benessere economico del tempo e retaggio della esuberanza degli eroi western di Hollywood. La tradizione del paese vuole che la sera del “Martedì Grasso” il Carnevale si concluda con il funerale di quest’ultimo: un allegro corteo accompagna il fantoccio in piazza per segnare la fine della festa.
La processione dei Misteri del Venerdì Santo, una tradizione che accompagna la città da più di quattrocento anni. Le diverse statue o gruppi scultorei (“misteri”) rappresentano i vari momenti della passione di Cristo, in particolare la sua crocifissione e morte. I balconi del paese vengono ricoperti dalle classiche lenzuola bianche per accogliere il passaggio dell’Addolorata.
La festa della ”Jò a jò” celebrata la sera del 12 dicembre, vigilia del giorno di Santa Lucia, nella quale si accende il tradizionale falò in onore della Santa. “Jò a jò” urlavano anticamente i bambini che giocavano intorno al fuoco per allontanare le fiamme.
La Mattina della piazza (“La Matine de la Chiàzze”) celebra la tradizionale usanza di recarsi, la mattina della Vigilia di Natale, in piazza e nei mercatini per comprare tutto il necessario per festeggiare il Cenone di Natale. Questa tradizione è accompagnata da concerti, spettacoli e altre iniziative che rendono magica l’atmosfera in tutto il paese fino a tarda sera.