Bologna è composta di varie zone tutte diverse tra loro: abbiamo il centro storico con la sua Piazza Maggiore, teatro di incontri tra cittadini e turisti, la zona del quadrilatero in cui si può consumare del buon cibo in compagnia, la zona universitaria dove possiamo incontrare personaggi interessanti e mai banali, e infine i portici che percorrono tutta la città, in cui qualsiasi passante può trovare tranquillità e protezione dal traffico cittadino.
Bologna è uno stato d’animo che si comprende solamente vivendola e confondendosi tra i suoi abitanti.
Bologna da vivere: la vivacità bolognese come modo di vedere la città
Bologna non è la mia città d’origine, ma quella in cui ho vissuto per tre anni, quella in cui ho intrapreso gli studi universitari. Scelta inizialmente solo per un bisogno di evasione, ho trovato molto più di questo: ho trovato una città accogliente, viva e mai banale, che offre prospettive diverse a seconda di come la si guardi.
Di Bologna si sono dette tante cose: che è dotta, che è grassa e perfino rossa, ed è vero. Questi appellativi la descrivono quasi accuratamente, ma Bologna non è solo questo. Ella è formata dalle anime di chi la vive e di chi la scopre piano piano, di chi passeggia sotto i suoi portici con passo lento e sognante e di chi invece prende i numerosi autobus cercando di raggiungere velocemente una certa destinazione. Bologna è di chiunque voglia viverla, sia pure per poco tempo, Bologna non è una città, ma uno stile di vita.
La vivacità del centro storico
Le dodici porte della vecchia cinta muraria aprono la via alle arterie principali della città che contraddistinguono zone diverse le une dalle altre ma che confluiscono tutte nel centro storico, vero cuore pulsante. È qui, tra Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno, che turisti e cittadini si incontrano, gli uni scattando fotografie alla fontana del Dio del mare e alla particolare chiesa di San Petronio che, con la sua facciata decorata a metà, domina la piazza; gli altri attraversandole a passo svelto senza però rinunciare a fugaci sguardi ai due simboli, meravigliandosi un po’ come se li vedessero per la prima volta. Il “Crescentone”, la parte di pavimentazione rialzata in mezzo alla piazza, è sia teatro di leggende (si narra che finché non si consegue la laurea all’Università di Bologna, non lo si possa attraversare in diagonale, pena il non raggiungimento del titolo) sia di eventi culturali. Molto spesso, infatti su di esso vengono organizzati cinema all’aperto, concerti e mostre che contribuiscono a dare alla città quell’aria di convivialità e vitalità, di voglia di stare insieme ed essere parte di qualcosa.
Convivialità e buon cibo
La zona subito adiacente a Piazza Maggiore è denominata “il quadrilatero”. È infatti composta di quattro vie dedicate a ciò che ogni viaggiatore cerca quando approda in città: il buon cibo. Queste vie piccole e strette sono costellate di ristorantini e botteghe in cui assaggiare i piatti tipici della tradizione bolognese e, passando tra i tavolini all’aperto, si può sentire nell’aria l’odore dei salumi e dei formaggi appesi all’interno dei negozi. Anche questo è un luogo di alta socialità, dove si incontrano persone che chiacchierano davanti ad un cestino di tigelle e uno Spritz all’ora dell’aperitivo, o nei grandi tavoli comuni di Mercato di Mezzo, un lungo mercato coperto in cui la parola d’ordine è pranzare in compagnia, assieme a sconosciuti che si siedono al tuo stesso tavolo.
Insoliti incontri
Passando davanti alle due torri, che con la loro altezza fungono da controllori di ciò che accade loro intorno, si va verso la zona universitaria, che è il luogo in cui accadono le cose. Non è difficile infatti imbattersi in personaggi strani che passeggiano per le vie e ti fermano chiedendoti qualcosa che può apparire insensato ai più ma che è invece ricco di significato per chi è un passante frequente. Piazza Verdi è il luogo di socialità degli studenti universitari, i quali si siedono per terra sorseggiando una birra e suonando strumenti di varia natura. Passando accanto a loro non si riesce a giudicarli, anche se non si prende parte a quel tipo di convivialità, ci si sente comunque accomunati da un qualcosa, come se tutti fossimo dentro lo stesso momento, parte di un qualcosa che non si può vedere ma si percepisce.
Attimi di tranquillità e riflessione
Lasciando ora le zone più frequentate e addentrandosi nelle piccole vie del centro storico, passiamo sotto la tranquillità dei portici dal colore rosa e giallo. Qui possiamo scontrarci con scritte e graffiti divertenti e profondi assieme che descrivono il senso della vita e che, se inizialmente possono strappare un sorriso, un secondo dopo ci si ferma a pensare a quanto l’anonimo autore possa aver ragione o meno circa il suo punto di vista. Il portico è spazio di salvezza e protezione, sia dal traffico cittadino sia dalle intemperie, è uno spazio di socialità in cui ci si ferma a parlare con un conoscente incontrato per strada, e fa da atrio a negozi e ad alti portoni semiaperti, i quali lasciano intravedere i cortili dei palazzi in cui si consuma la vita privata dei cittadini.
Autenticità
“Bologna è una regola” canta Luca Carboni, ed è vero. Non esistono luoghi più alienanti e luoghi più autentici di altri, a Bologna ogni esperienza vale, è vera e rimarrà impressa nella mente. Ogni attimo vissuto in questa città avrà una sua particolarità, ed è difficile spiegarla a parole a un interlocutore che non la abbia già sperimentata con i suoi occhi, naso, bocca e mente; è difficile spiegare ai più cosa si nasconde dietro alle sue vie e piazze, dietro alla sua popolazione così cosmopolita e diversificata ma unita sotto un unico obiettivo: vivere. Perché Bologna è una città da vivere, Bologna è vita.