La società della diffidenza o differenza? Una società fatta di giovani che hanno voglia di imparare a splendere costruendosi un proprio io interiore.
Nella società della Maratona, impara a Splendere
La società della diffidenza o differenza? Una società fatta di giovani che hanno voglia di imparare a splendere costruendosi un proprio io interiore.
Quante volte passeggiando per le vie della città siamo stati catturati dal profumo di un ricordo? Magari davanti alla fragranza di torta di mele che inevitabilmente ci riporta alla cucina di nonna.
Quante volte invece ci siamo fermati a guardare il volto sorridente di una ragazza e ci ha permesso di rivivere dei momenti felici?
Quante volte, però, abbiamo trovato il tempo per soffermarci?
Viviamo nella società della maratona, tutto è una corsa. Una corsa per laurearci, per trovare l’altra metà della mela, per trovare un lavoro e quando lo trovi, la corsa la fai per raggiungerlo. Corri per andare in banca, per andare a prendere i bambini a scuola, per andare al supermercato o per cambiare il biglietto in macchina prima che scada e prima di vedere la faccia soddisfatta del vigile mentre stampa la multa.
Viviamo nella società dove non ci è permesso soffermarci, ascoltarci e respirare i dettagli. Nella società dove chi sbaglia non ha sempre una seconda possibilità, dove ci sono più giudici supremi che concorrenti.
È una società che fa rumore: un rumore assordante, non solo esteriore, ma anche interiore i cui effetti si riflettono negativamente, ovunque.
Quel rumore di chi ti dice che se vuoi essere qualcuno devi differenziarti dagli altri, che promuovere l’odio è la strada giusta, che non bisogna condividere perché tanto gli altri non lo faranno con te.
Ci hanno insegnato che il cattivo può essere dietro l’angolo, ma non ci hanno detto che può nascondersi dentro di noi.
Ci hanno insegnato com’è fatta “Madre Natura”, ma non ci hanno detto come fare a rispettarla e curarla. Ci hanno insegnato che gli ultimi saranno i primi, ma non nessuno ci ha mai parlato di che fine faranno in realtà i primi. Ci hanno insegnato che bisogna investire su noi stessi, ma nessuno ci ha insegnato come splendere.
Eppure, oggi i giovani trovano le risposte ai propri bisogni in un sistema costruito attorno al concetto di condivisione, all’estinzione del “possedere”. Dove non esistono differenze ma uguaglianze, ed attorno a quel concetto si fondano le basi per una società più “liquida”, più attenta.
Quel tipo di società che ti permette di soffermarti, di perderti nel profumo di torta di mele e ritrovarti in cucina con nonna, con le mani sporche e il cuore colmo; di poter guardare il mondo senza filtri e ritocchi. Dove puoi permetterti di sbagliare perché puoi sempre dare una seconda opportunità al giudice di te stesso, dove puoi abbassare i muri dell’indifferenza per dare spazio a chi, invece, avrebbe tanto da volerti regalare.
Siamo quella parte di società che ancora ha una speranza, che alza la voce quando nessuno ascolta, che ha ancora la voglia di creare le basi per un futuro. Siamo quella fetta di popolazione che sogna, che si mette in gioco e cresce.
E quindi quando ci sarà qualcuno che ti dirà di correre altrimenti arriverai per ultimo, corri ma prenditi il tuo tempo.
Soffermati suoi particolari, fatti trasportare dai ricordi, fai una passeggiata.
Rieduca i tuoi cinque sensi: Riempi gli occhi con i colori del mondo, ascolta i rumori. Fatti accarezzare dal vento, catturare dai profumi. Accarezza la tua quotidianità, osserva. Ascolta e ascoltati.
“Ti insegneranno a non splendere. E Tu splendi, invece”
Pier Paolo Pasolini
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