Un museo diverso. È possibile? La risposta è sì: grazie alla gamification.
È sempre più frequente lo sviluppo di progetti che permettono di intraprendere un’esperienza museale nuova attraverso un più profondo senso di partecipazione.
Cos’è la gamification?
La gamification è l’applicazione delle dinamiche e delle tecniche del gioco in ambiti non ludici. Attraverso questo tipo di sistema è possibile trasferire le sensazioni e le emozioni che si provano durante lo svolgimento di un gioco anche in altri contesti. Gli obiettivi specifici possono essere un aumento delle vendite o dell’utilizzo di un determinato prodotto o servizio, ma anche un miglioramento del rapporto con i propri dipendenti…e molto altro ancora.
In termini generali, lo scopo di un’impresa che decide di sviluppare un progetto di gamification è quello di coinvolgere i propri clienti per aumentare la fidelizzazione nei confronti del proprio brand.
Per creare coinvolgimento e stimolare le persone a compiere determinate azioni si può sviluppare, quindi, una struttura che dovrà possedere degli elementi fondamentali. Elementi come:
- riconoscimenti e feedback
- classifiche
- punti
- obiettivi raggiungibili
- livelli
- ricompense
- personalizzazione
- possibilità di interagire con gli altri giocatori
- e tanti altri
Se vi interessa, potete trovare sul sito di Yu-kai Chou, che ha sviluppato un framework per la gamification, visitando il sito di ProjectFun o il blog Gameifications.
Tutti questi elementi dovranno essere inseriti in un contesto narrativo. Questo è probabilmente l’elemento principale, o quantomeno quello senza il quale non si può arrivare da nessuna parte. La sensazione di essere inseriti in un altro mondo, con delle proprie regole, porta le persone ad andare avanti anche, banalmente, per scoprire cosa succederà dopo. È fondamentale creare ostacoli e conflitti per permettere un avanzamento dei personaggi, come ci insegnano tutte le grandi storie.
Ecco, le storie. Sono loro che hanno accompagnato gli esseri umani fin dalla loro nascita. Attraverso le storie diamo senso al mondo che ci circonda, ci facciamo trasportare in altri mondi, vicini, lontani, reali o inventati. Quindi perché non provare ad usare la gamification nei nostri territori e nei nostri musei? Luoghi che più di tutti gli altri custodiscono queste storie?
Fortunatamente qualcuno ci ha già pensato.
Giocare al museo
È impensabile ormai immaginare il museo esclusivamente come un luogo di contemplazione passiva. È importante, invece, cogliere le potenzialità di questo spazio per creare interazioni con e tra i visitatori. Il museo, quindi, come luogo di connessioni, di scoperta attiva e, anche, di gioco.
Come tutti sappiamo, l’Italia ha un patrimonio culturale sconfinato e negli ultimi anni ci sono state delle iniziative molto interessanti per valorizzarlo che hanno sfruttato gli strumenti digitali e le tecniche della gamification.
Alcuni tra gli esempi più interessanti sono dei videogiochi ideati e sviluppati dal collettivo TuoMuseo, fondato dal game designer Fabio Viola. In particolare, nella primavera del 2017 è stato rilasciato Father And Son, il primo videogioco pubblicato da un museo archeologico. Parliamo del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, protagonista del videogame, nel quale i giocatori, vestendo i panni di Michael, inizieranno un viaggio tra le strade di Napoli e le sale del museo.
Come si legge sul sito dedicato al gioco: «quella che inizia come la storia di un ragazzo che non ha mai conosciuto suo padre, si trasforma in un racconto universale senza tempo, dove passato e presente diventano teatro di scelte significative», i giocatori, infatti, prenderanno parte a una storia che attraversa diverse epoche, con continui riferimenti al mondo contemporaneo. Il gioco ha ottenuto oltre 4 milioni di download e ha generato più di 20.000 check-in fisici presso il museo.
Anche per i più piccoli
Le sensazioni di partecipazione e coinvolgimento generate dalle dinamiche di gioco permettono anche di rendere fruibile il nostro patrimonio alle generazioni più giovani, quindi possono essere sfruttate a scopo educativo.
Questo è l’obiettivo di Maker Camp, società che collabora con musei e luoghi della cultura sviluppando progetti per un pubblico giovane attraverso l’uso di Minecraft. Una delle ultime iniziative a cui Maker Camp ha lavorato è stata Raffaello in Minecraft, promossa dalla Galleria Nazionale delle Marche.
Il progetto ha permesso ai ragazzi delle scuole che hanno partecipato di sviluppare delle narrazioni ispirate alla vita e alle opere di Raffaello.
Se siete curiosi e volete saperne di più su questi progetti potete visitare i siti di TuoMuseo e Maker Camp.
Ci sono molti altri esempi di questo tipo, ovviamente non solo italiani. Giochi che ci permettono di scoprire e avvicinarci alla cultura in modo divertente e interattivo e che, grazie allo sviluppo di narrazioni, ci offrono la possibilità entrare a far parte di mondi solo apparentemente lontani. Mondi che in realtà fanno parte di noi e raccontano la nostra, di storia.
Forse l’espressione Giocando si impara non è mai stata così vera. E allora giochiamo.